La Spezia : Museo Tecnico Navale della Marina Militare (La Spezia). Arte, Storia, Cultura, Prodotti Tipici, Dove dormire, Dove mangiare in Provincia di La-Spezia.

Ogni Museo è una storia e il Museo Tecnico Navale della Spezia ne racconta una in particolare che guarda all’uomo e alla sua capacità di confrontarsi con il mare elemento da sempre amato e temuto.
Le raccolte del Museo Tecnico Navale sono in continuo ampliamento e oggi
spaziano su vari settori: polene, mezzi d'assalto, esplorazioni polari e
subacquee, comunicazioni marconiane, modellismo e architettura navale, armi
da fuoco, siluri e artiglierie navali, propulsione navale, fari e segnalamenti,
navigazione e attrezzatura navale, bandiere di combattimento, uniformologia,
medaglie, sigilli, fregi che offrono una vastissima panoramica sulla storia e
sulle tradizioni della marineria in generale e della Marina Militare in
particolare. Non tutti i reperti sono in mostra per limitazione degli spazi
espositivi, ma sono fruibili su richiesta.
L'Archivio storico si compone di documenti personali, diari di bordo e
donazioni di privati, relativi a Giuseppe Garibaldi e altri eroi, le azioni della
Regia Marina, la Tavola delle bandiere navali del 1783, i progetti
dell1Arsenale, decine di migliaia di foto a soggetto navale.
La biblioteca detiene la raccolta completa della Rivista Marittima dal 1868,
documenti tecnici e monografie di armi e artiglierie navali e dei treni armati,
volumi di cultura navale e marinaresca, annuari della Regia Marina, libretti
personali, riviste marinaresche, volumi dell'ufficio storico della Marina,
almanacchi navali, raccolta dei giornali ufficiali e dei Fogli d'Ordine.
L'Archivio e la biblioteca storica del Museo sono consultabili su appuntamento.
** Sala di ingresso
La sala d'ingresso presenta ceppi di ancore in bronzo e anfore della nave romana di Albenga, I secolo a.C., recuperati nell'estate 1956 dalla nave Daino della Marina Mi li tare, la prima spedizione di archeologia subacquea del la Marina, condotta dall'archeologo Prof. Lambroglia. Sopra la biglietteria troviamo alcuni particolari delle uniformi storiche, lo stemma araldico della Marina Militare, adottato nel 1947 e riportante gli stemmi delle 4 repubbliche marinare, e il fregio della Regia Nave Liguria, adottato come simbolo del Museo Tecnico Navale.
Modello di Nave Vespucci
La nave scuola Amerigo Vespucci è il simbolo della Marina Militare ed è tuttora considerata la nave a vela più bella del mondo per la particolarità che tutte le manovre marinaresche possono essere fatte a mano senza ausilio dei motori e dell'elettricità. Il modello esposto è stato completamente realizzato dal Capo operaio Arrigo Chiavacci e rappresenta la fotografia tridimensionale dell'unità intorno al 1980, in tutti i suoi particolari di arredamento, attrezzatura e allestimento; per l'attrezzatura hanno collaborato l'Attrezzatore navale Fabio Castiglia e la Sezione vele dell'Arsenale militare. La realizzazione è durata ben dieci anni, dal 1975 al 1985.
** Polene
Polena è il nome che designa una figura scolpita, in genere lignea, posta sulla prora delle navi dal XVII al XIX secolo. Fin dall'antichità le navi erano dedicate ad una divinità e la prora era spesso decorata con un occhio apotropaico ai lati della prua;.anche Vichinghi e Normanni dotavano le navi di teste e forme mostruose per atterrire le genti che attaccavano. Le 28 polene militari ospitate al museo arrivano da diverse marinerie italiane pre unitarie e dalla marina austro-ungarica; alcune sono già state restaurate e presentano i disegni e i colori originali; altre presentano invece la tinta bianca "a biacca" che le proteggeva dagli agenti atmosferici. Una delle più belle è sicuramente quella che raffigura una giovane Imperatrice Sissi: finissimo il lavoro del corsetto a disegnare il pizzo e i guanti, mentre la collana di perle sottolinea con eleganza il decolté. La polena apparteneva al piroscafo a ruote austriaco Kaiserin Elisabeth del 1850, prima nave a vapore austriaca a intraprendere una navigazione transoceanica.
**Modellismo navale
I modelli navali raccontano la storia e tracciano I'evoluzione dell'architettura navale nel mondo, dalla preistoria ad oggi, compresi alcuni reperti ed i modelli delle navi romane recuperate nel Lago di Nemi e di due navi disegnate da Leonardo da Vinci. Per citarne qualcuno, i modelli in scala di una nave funeraria egizia, di bireme romana della seconda guerra punica con in bella mostra il Rostro ed il Corvo inventato da Caio Duilio, della nave vichinga Drakkar ritrovata a Osemberg, delle caravelle Nina, Pinta e del nao Santa Maria, di un vascello della lega Anseatica, di scavatrici e draghe, del mitico Kon Tiki. Inoltre, modelli di architettura navale ottocentesca realizzati dai cantieri di costruzione, che rappresentano uno spaccato dell'evoluzione tecnologica nel passaggio dalle navi a vela alle navi a motore e dalle navi in legno alle navi in ferro. I modelli dei primi sommergibili e delle corazzate dai primi anni del '900, fino alla Portaeromobili Garibaldi, alle fregate antisom classe Lupo e Maestrale, i cacciamine classe Lerici, i sommergibili classe Sauro, rappresentano I'evoluzione della tecnologia italiana nel XX secolo. Esplorazioni polari Alla fine del 1800 era in corso una gara internazionale per la conquista del Polo Nord e lo sfruttamento delle eventuali risorse; l'Italia, che da qualche anno cercava di affermarsi come nuova Potenza europea, partecipò alla competizione con successi di prim'ordine.
Nel 1899 il Duca degli Abruzzi acquistò una baleniera norvegese che, battezzata Stella Polare, partì il 12 luglio dal porto di Arcangelo in Russia, dove furono imbarcati i cani da slitta che avrebbero dovuto percorrere l'ultimo tratto sulla banchisa polare. Durante l'inverno il Duca ebbe due dita della mano amputate per congelamento, per cui dovette passare il comando della spedizione con le slitte al Capitano di corvetta Umberto Cagni. La spedizione partì l'11 marzo 1900 e raggiunse la latitudine 86'34'N il 25 Aprile 1900, la più a nord raggiunta a quell'epoca dall'uomo, a soli 381 km dal Polo, e rientrò alla base da dove poi raggiunsero trionfanti l'Italia. Nella teca sono visibili il modello in scala della Stella Polare e molti reperti della spedizione.
Qualche anno più tardi Umberto Nobile, generale dell'Aeronautica Militare Italiana, progettista di dirigibili e nuovi tipi di aeronavi in Italia e all'estero, effettuò due trasvolate del Polo Nord nel 1926 e nel 1928, per le quali progettò e costruì i dirigibili Norge e Italia. Lo straordinario successo della prima impresa con Roald Amundsen lo spinse a ripeterla due anni dopo con una spedizione interamente italiana nella quale, dopo aver trasvolato il Polo Nord, naufragò tra i ghiacci; i sopravvissuti furono salvati grazie alla radio ad onde corte "Ondina", in mostra nella teca, realizzata dall'officina dell'Arsenale militare della Spezia sotto la direzione di uno dei pionieri della radio, Dott. Giulio Salom; Guglielmo Marconi stesso aveva suggerito a Nobile di portare con sé la radio che, azionata dal radiotelegrafista Giuseppe Biagi, riuscì a trasmettere il messaggio di soccorso ricevuto dal radioamatore russo Nicolaj Schmidt e permise il salvataggio dei superstiti.
** Guglielmo Marconi
La più grande raccolta di apparati originali, costruiti dalle officine dell'Arsenale militare, relativi alle sperimentazioni di Guglielmo Marconi, il quale il 10 luglio 1897 a soli 23 anni, fu convocato dalla Regia Marina per proseguire gli esperimenti di telegrafia senza fili. Marconi cominciò con apparecchiature costruite nelle officine dell'Arsenale, collegandosi dal piazzale adiacente all'attuale museo, dapprima con il comprensorio militare di San Bartolomeo, poi, dal 14 luglio, con un rimorchiatore in rada e quindi in navigazione raggiungendo una distanza di 12.700 metri tra le due stazioni; poi, nel 1902 l'incrociatore Carlo Alberto attuò un ponte radio fino a 3.800 km di distanza. Anche grazie a questi studi, nel l909 lo scienziato ricevette il Premio Nobel. Gli studi di Marconi nel golfo spezzino continuarono nei decenni successivi sulle onde cortissime, aprendo la strada al radar ed alle comunicazioni via satellite.
** Esplorazioni subacquee
La Marina Militare e La Spezia sono sempre state all'avanguardia nelle attività subacquee e nell'esplorazione degli alti fondali. Già negli anni '30 la ditta Galeazzi di Ceparana produceva lo Scafandro rigido P 200 e la Torretta butoscopica per immersioni profonde che permettevano rispettivamente di scendere e operare fino a 200 e 300 metri di profondità. Ancora oggi il Gruppo Subacquei della Marina è il centro nazionale di addestramento per tutte le Forze Armate e i Corpi dello Stato per le attività subacquee e rappresenta una eccellenza internazionale.
** Siluri
È possibile ammirare l'evoluzione tecnologica del siluro dal prototipo impiegato da Whitehead nella prima fase di sperimentazione e acquistato dalla Marina nel 1868 e il siluro Whitehead della terza serie, prodotto fra il 1883 e il 1887. I1 siluro era l'arma tipica dei sommergibili, ma poteva essere lanciato da una nave, da un MAS, da motovedette e da aerei; da notare le successive varianti dotate di giroscopio e doppia elica contro rotante per stabilizzarne la rotta. A seguire alcuni tipi di siluro che arrivano fino al secondo dopo guerra.
Armi individuali e di squadra
La raccolta mostra una serie di piccole bocche da fuoco di varie epoche e provenienze: spingarde moresche del XVI secolo, un cannoncino turco del 152 1, bombardelle ad avancarica c bocche da fuoco a retrocarica.
Nelle vetrine troviamo una ricca collezione di armi da fuoco individuali e di squadra, nonché armi impiegate dai reparti della Marina come numerose versioni di fucili Vetterly e Moschetto; inoltre armi sperimentali e prototipiche, armi bianche, fucili e pistole il cui restauro viene fatto nel laboratorio del museo. Tra di essi la mitragliatrice Colt Gatling che venne catturata nel 1900 in Cina dai reparti della Marina durante la rivolta dei Boxer.
** Artiglierie navali
La raccolta dei modelli di affusti di cannone, da cui si può comprendere la loro evoluzione tecnologica, proviene in gran parte dalle "prove d'arte" degli allievi operai dell'Arsenale. Ad essi segue una collezione unica costituita da cannoni scudati sopravvissuti alle demolizioni delle unità navali, risalenti al periodo fra le due guerre mondiali. Di particolare interesse il cannone da 100147, qui presente con l'impianto binato proveniente dall'incrociatore Montecuccoli e prodotto dall'OTO Melara fin dal 1924 e venduti dal 1930 anche all'Unione Sovietica, alla Svezia, all'Argentina, alla Spagna e alla Grecia.
Unica è la centrale di tiro elettromeccanica del 1937 impiegata sulle navi da battaglia classe Littorio che rappresentavano il meglio della produzione bellica italiana. La centrale aveva 8 addetti che inserivano manualmente i dati della nave, del bersaglio e del vento, in base ai quali calcolava con precisione i valori di brandeggio e alzo da impostare sui cannoni; tali dati arrivavano al Primo Direttore del Tiro, che stava all'interno dell'Apparato di Punteria Generale, il quale li verificava e li trasmetteva ai pezzi di artiglieria, dove i serventi orientavano manualmente i pezzi fino a far collimare i contro indici per l'apertura del fuoco.
Il cannone da 102/45, di costruzione Armstrong Pozzuoli su affusto a piattaforma, esplose il 24 agosto 1927 al Balipedio Cottrau della Spezia durante le prove di collaudo cui venivano sottoposti tutti i pezzi di artiglieria. I1 pezzo ha una grande valenza emozionale ed inoltre mostra il concetto costruttivo di un , "cannone cerchiato": si vede molto bene la canna rigata interna, che serviva ad imprimere al proiettile la rotazione che stabilizzava la traiettoria, e il guscio esterno, che serviva ad aumentare la tenuta della canna alla pressione e agli sbalzi termici.
** Fari e segnalamenti marittimi
Il gruppo luce più imponente apparteneva fino al 1969 al Faro di San Venerio, situato sull'isola del Tino, la cui costruzione iniziò nel 1839 per volontà del Re Carlo Alberto e entrò in funzione nel 1840 con combustibile ad olio vegetale; nel 1884 venne costruita un'altra torre e il combustibile passò dapprima a carbone e quindi a lenti ottiche ad incandescenza, alimentate elettricamente da due macchine a vapore; nel 1912 furono sostituite da un impianto a vapori di petrolio. Dopo la vetrina dei modelli di architettura navale, si trova una esposizione di luci e sistemi di segnalazione marittimi navali e terrestri e alcuni modelli dei principali e più suggestivi fari italiani, fra cui spicca il modello della storica Lanterna di Genova, che sorge sulla collina di San Benigno, ricostruita nel 1549 su un precedente faro medievale.
** Mezzi d'assalto
I mitici MAS divennero celebri per le azioni eroiche svolte nel primo conflitto mondiale e celebrate da D'Annunzio, che coniò su di essi il motto Memento Audere Semper (ricordati di osare sempre). Una delle azioni più importanti fu l'impresa di Premuda, compiuta da Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo all'alba del 10 giugno 1918, i quali penetrarono di notte tra le unità di una formazione navale austroungarica che intendeva forzare il blocco navale italiano del Canale di Otranto, e con i propri siluri affondarono la corazzata Santo Stefano e danneggiarono la corazzata Tegetthoe rientrando indenni alla base. Dal 1939 la Marina Militare celebra la propria festa il 10 giugno, in ricordo di questa impresa. Le ancore della Tegetthoff sono posizionate all'ingresso del museo.
Sempre alla Prima Guerra Mondiale risale l'unico esemplare al mondo di torpedine semovente Rossetti, o Mignatta, costruita nel 1918 dal Capitano del Genio Navale Raffaele Rossetti, il quale, con i l Tenente medico Raffaele Paolucci, la notte del 31 ottobre 1918 forzò il porto di Pola e applicò cariche esplosive sotto la carena della Corazzata Viribus Unitis e del piroscafo Wien affondandoli. Nella vetrina sono esposti la bandiera ed alcuni reperti della Viribus Unitis.
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